«Maintenant, dans le petit salon, il reste ce qui reste quand il ne reste rien»: citando Georges Perec, Museo Teo nel 1990 iniziava il suo percorso creativo con una riflessione sullo spazio e la memoria, in una casa che sarebbe stata di lì a poco lasciata. Quello che resta quando non resta niente sono delle tracce, i segni dei quadri o dei mobili sulle pareti ormai vuote, così le nostre tracce restano sul territorio come risultato della creazione di una rete di relazioni creative. Le cose cambiano, le persone e anche il nome (Museoteo+), magari i tempi e i modi ma non l’essenza di una pratica le cui tracce permangono grazie anche alla rivista Museo Teo Artfanzine. Quelle pareti si riempirono di opere (e le stanze di centinaia di persone) e dopo poche ore tornarono al loro oblio: nasceva così il «museo del terzo millennio, senza sede e senza opere, itinerante e trasversale…» come ancora oggi ama definirsi: Museoteo+ ha continuato a esplorare la realtà sociale con leggerezza e ironia per mezzo dell’arte contemporanea, dando così vita a un’opera collettiva in continua trasformazione, un modo di vita che contiene in sé le proprie istruzioni per l’uso, ponendo le basi di quella che nel numero 9 di Museo Teo Artfanzine del gennaio 1996 abbiamo definito la Tribù degli artisti e dei poeti.

 

A ventinove anni di distanza da quel 24 settembre ci rivolgiamo a chi aveva partecipato a quella prima memorabile mostra – Sansistosei – sia come artista che come pubblico, per cominciare a ricostruire la nostra storia.

 

“Il tema del Museo può essere messo al centro, con i lavori degli anni 90 che disegnano un museo a cavallo tra reale e virtuale e la storia di Museo Teo, senza opere e senza sede. Ma anche qualche traccia della casa di GB che, piena di opere e di immagini, in qualche modo rivela un bisogno di raccolta e di classificazione, appunto il Museo”. Così scriveva Ermanno Cristini nell’ “invito ufficiale anche se espresso con la disorganicità dei discorsi ufficiosi” a allestire una mostra nello spazio di risse[e]/zentrum.

La mostra I fatti della vita, che nel 2018 ha ricostruito oltre trent’anni di esperienza artistica di Giovanni Bai e dei suoi molteplici intrecci, segna di fatto l’inizio delle celebrazioni dei trent’anni di Museo Teo.

Nel libro Progetto Oreste Uno del 1999 abbiamo pubblicato il testo Museo Teo 2000. La mappa, che qui in gran parte riproduciamo: “Scusateci, non possiamo farci niente se il nostro decimo compleanno cade nell’anno Duemila. […] È già passato un anno - e ancora non abbiamo fatto niente - da quando abbiamo deciso di realizzare la mappa dei nostri spostamenti, ma per il decennale ci dobbiamo riuscire: certo il rischio è quello di una mappa dell’impero di bor- gesiana memoria, a scala 1:1, che si sovrapponga al territorio stesso, ma forse è proprio questo l’obiettivo da perseguire, quello del museo diffuso sul territorio. Che ogni luogo dove abbiamo realizzato un intervento ne conservi una traccia: qui l’aiuto degli artisti che hanno collaborato con noi, o di altri che li vorranno sostituire, è davvero indispensabile. E poi ce n’è un altro di progetto, questo è ancora più vecchio e irrealizzato, un atlante fotografico di tutti quelli che con noi hanno giocato in questi anni: la sfida, che facciamo a noi stessi, è sempre aperta. Fin dal giorno in cui abbiamo iniziato. E anche qui chiediamo la collaborazione di tutti, in particolare quelli che hanno già collaborato con noi, cui chiediamo di inviarci una propria foto. E a tutti chiediamo di inviarci qualsiasi materiale che possa aiutarci a ricostruire la nostra storia, per scriverne una nuova”.

 

Se in occasione del decennale abbiamo ricostruito la mappa dei nostri interventi (oggi sarebbe molto più complesso…), il secondo progetto è rimasto sulla carta. Ora proviamo a rilanciare…

 

In occasione della 15ma Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI il 12 ottobre 2019 Museo Teo invita prima di tutti chi c’era quella sera del 1990 e poi tutti gli artisti che in questi trent’anni hanno partecipato alle sue mostre a portare (opzione favorita) una propria foto (di oggi e /o di allora) e appenderla sulla parete che all’uopo abbiamo messo a disposizione. Gradita anche l’indicazione della location, memorabilia dell’evento e storie personali, i propri fatti della vita…

 

la ricerca continuerà per tutto un anno, al fine di ricostruire la mappa del genoma della tribù degli artisti e dei poeti.